Piove! Come la tecnologia ci aiuta a godere dei momenti in Natura

In tutte le stagioni dell’anno può capitare di trovarsi sotto una pioggerella o un acquazzone mentre si sta facendo un’escursione per i boschi o in montagna. Ma non si deve disperare perché oggi esistono diverse soluzioni che ci permettono di rimanere asciutti e di godere della magia della pioggia, regalandoci una bellissima esperienza.

UNA SPLENDIDA INVENZIONE: IL GORETEX

Un tipo di tessuto tra tutti è quello che ha permesso di migliorare di molto le condizioni in caso di pioggia. Il suo nome è GORE-TEX.

Il Goretex è un tessuto sintetico sviluppato nel 1976 da due imprenditori tessili statunitensi Wilbert Gore e da suo figlio Robert. Si ottiene dal teflon espanso termicamente e ha dato l’opportunità di confezionare indumenti ad alta traspirabilità e mantenendo una impermeabilità eccezionale.

Oggi troviamo gusci, giacche a vento imbottite e molti altri prodotti che una volta indossati ci proteggono da vento, pioggia e intemperie, dandoci modo di uscire in escursione tranquillamente anche nelle giornate più brutte.

Come è fatto un guscio in Goretex? Spesso sentiamo parlare di strati quando ci troviamo di fronte ad un guscio. Questi sono le sovrapposizioni di tessuto che formano la base del materiale con cui è stato confezionato il guscio. Inevitabile dire che più strati ci sono, più il guscio avrà un grado di impermeabilità alto, più ahimè il prezzo sarà elevato. Indossato sopra una semplice maglietta può essere perfetto per un acquazzone estivo, con sotto un pile può essere perfetto per l’autunno o la primavera. Indossato sopra ad un piumino garantisce protezione durante l’inverno. Insomma una vera e propria soluzione per ogni stagione.

IL PONCHO O LA MANTELLA

Per chi invece vuole optare per una scelta un po’ più economica ma ugualmente sicura, può pensare di dotarsi di un poncho o una mantella. Generalmente sono fatti di un tessuto a base di nylon, quindi la traspirabilità sarà minore, ma l’impermeabilità è comunque garantita. Di positivo c’è che coprono una superficie maggiore dei gusci e, oltre a coprire il busto, coprono anche lo zaino e arrivano quasi fino alle ginocchia.

Sono meno compatti e il peso supera quello del guscio, ma all’occorrenza possono essere usati anche per creare un riparo di fortuna dove poter attendere che il brutto tempo passi, come nel caso di un temporale estivo. Alcuni modelli infatti sono già forniti di anelli di metallo alle estremità dove è possibile allacciare dei cordini da tirare fra gli alberi, oppure fissare a terra da un lato e tesi verso una grondaia di una costruzione per fare in modo che si formi una tenda.

COME SI MISURA IL GRADO DI IMPERMEABILITA’ ?

Il grado di impermeabilità si misura in colonne d’acqua. Detta in breve (sono prove basate sulla norma ISO 811), si pone un cilindro di vetro di 10cm di diametro sopra un campione del materiale in esame e si aggiunge acqua fino a quando questo cede e lascia passare il liquido. Il numero di colonne è pari al numero di mm della colonna d’acqua che ha provocato il cedimento. Ad esempio, una membrana da 2000 mm indica che si bagna da parte a parte quando la colonna d’acqua raggiunge i 2 metri. Viene da se che maggiore è questo numero e maggiore è la capacità di resistenza all’acqua.

Questo ci permette di fare una prima distinzione. Un capo d’abbigliamento si definisce impermeabile nel momento in cui lascia passare l’acqua solo quando la colonna supera i 1300 mm; per un valore compreso tra i 400 e i 1300 mm il tessuto è detto idrorepellente. In pratica, una membrana con una colonna d’acqua pari a 5.000 mm assicura una minima resistenza all’acqua ed è consigliabile scegliere un capo con un valore di almeno 10.000-15.000 mm.

Quindi basta solo guardare questo numero per scegliere? Purtroppo no perché, intanto, questi valori sono certificati dalle case stesse (quindi si auto-certificano) e soprattutto perché come accade spesso, ci sono altri elementi da valutare che vanno in direzione opposta.

Come ben sappiamo, sudando produciamo vapore acqueo che va espulso il più possibile se non vogliamo sentirci bagnati dentro invece che fuori. Anche qui c’è un indice che misura la capacità di “traspirazione” dei tessuti ed è il MVTR (Moisture Vapor Transfer Rate), ossia la quantità di vapore acqueo che attraversa un metro quadro di tessuto traspirante in 24 ore. L’unità di misura è in g/m²/giorno. Maggiore il valore, più il tessuto sarà traspirante e confortevole. Valori di riferimento accettabili sono intorno a 15.000-20.000.

Un’altro modo di misurarlo è il RET (Resistance of Evaporation of a Textile): in questo caso valori compresi da 0 a 6 sono ottimi, da 6 a 13 sono buoni, fino a 20 accettabili, sopra 20 iniziamo ad avvertire la sensazione di bagnato dovuta al sudore. Un RET pari a 30 indica un capo che non permette la traspirazione.

IN CONCLUSIONE...

Al di là dei numeri e delle misure è importante però capire come questo valore sia in controtendenza rispetto a quello della resistenza all’acqua: a una maggiore impermeabilità corrisponde, infatti, una minore traspirazione e viceversa. Intuitivamente, d’altronde, sappiamo che se mettiamo una cerata o ci ricopriamo con del nylon mi proteggerò meglio dall’acqua ma, soprattutto muovendoci, ci bagneremo per il sudore in quanto il vapore acqueo non passerà attraverso quei materiali. Se utilizziamo, si fa per dire, una rete da pesca avremo un fantastica traspirazione ma una resistenza nulla alla pioggia.

Vette BaiteCommenta